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ORANFOOD LA BANANA

Ieri “in diretta” instagram sul nostro profiloè andata in onda la seconda puntata del progetto Oranfood. La puntata è stata completamente dedicata alla BANANA. Frutto esotico dalle enormi proprietà alimentari ma la cui produzione non ne fa un prodotto virtuoso per la nostra tavola, soprattutto per lo sfruttamento delle multinazionali. Di seguito trovate uno stralcio dell’intervista alla nostra dietista Dottoressa Serena Manzocco. Sul nostro canale YouTube troverete l’intervista integrale.

D. Le banane piacciono a tutti. Ma dove viene coltivato questo frutto?
Serena: La banana è il frutto preferito di milioni di persone ma anche uno dei principali alimenti per la sopravvivenza delle popolazioni che la coltivano in America Latina, Caraibi, Asia e Africa Occidentale.
Le banane arrivano dal Perù, dalla Costarica, dall’Ecuador, dal Ghana, dall’India e dall’Indonesia. Tuttavia sono solo 5 le multinazionali che controllano il 90% del mercato mondiale delle banane e queste non provengono dai paesi produttori del frutto esotico: United Brands (USA), Dole Food Company (USA), Del Monte Fresh Produce (USA), Noboa (ecuador) e Fyffes (Irlanda).

D: Abbiamo capito che è un frutto che non si trova da queste parti. Che percorso deve fare per arrivare sulle nostre tavole?

Serena: Queste sono le tappe che la banana deve fare per arrivare fino da noi:

Bracciante di piantagione
Proprietario di piantagione
Esportatore
Trasportatore
Importatore
Supermercato

D: È un percorso con tante tappe! Come si stabilisce il prezzo di acquisto?

Serena: Il prezzo di acquisto non è mai equo per i produttori: ricevono una percentuale bassissima del guadagno totale. Nelle fasi di produzione e commercializzazione infatti le banane passano attraverso diversi mani ed il guadagno è spartito così:

Bracciante di piantagione 1%
Proprietario di piantagione 3%
Esportatore 10%
Trasportatore 15%
Tasse e licenze 23%
Importatore 8%
Supermercato 40%

Secondo un rapporto di Oxfam, nel 2016 il salario mensile per una persona impiegata nelle piantagioni era di appena 366 dollari. Ogni famiglia però spende in media il doppio e solo per le strette necessità che permettono di garantire la sopravvivenza. A farne le spese sono anche le piccole aziende, che non riescono a sostenere i ritmi di un mercato che si basa su prezzi al continuo ribasso. Molti di loro, sommersi dai debiti e incapaci di far fronte ai contratti imposti dai grossisti, hanno dovuto vendere i propri terreni e aggiungersi alla massa di lavoratori per conto di marchi più famosi.

D: Quali sono i metodi di coltivazione della banana?

Serena: Passiamo alla coltivazione di banane: vengono annaffiata periodicamente con pesticidi e fungicidi, spesso così potenti da essere vietati nei paesi importatori. La banana viene protetta nella sua crescita da sacchi di nylon, al cui interno vengono spruzzati i pesticidi. I sacchi dopo la raccolta vengono ammucchiati e dispersi nell’ambiente o bruciati, contribuendo ad inquinare il terreno e rendendolo così infruttifero. E’ poi necessario fare uso di un enorme quantitativo di antiparassitari, teratogeni e cancerogeni, che provocano vittime tra gli stessi coltivatori.

D:Come fanno a trasportarle fino qui?

Serena: Le banane vengono stoccate ancora verdi ed in questo stato possono restare per molto tempo, a temperature inferiori ai 12°C. Questo ne consente il trasporto via mare, in apposite navi dotate di celle frigorifere. Il raccolto si effettua tutto l’anno ma anche così una volta a destinazione vengono conservate in grandi magazzini refrigerati da dove, su richiesta della grande distribuzione, vengono prelevate e portate a maturazione per mezzo di un graduale innalzamento della temperatura e dell’introduzione di etilene (l’ormone di maturazione della frutta). Durante questo processo quindi si sono consumate grandi quantità d’acqua, nelle culture intensive si è impoverito il terreno, si è prodotta diossina e si è consumato litri di combustibile per il trasporto e per mantenere la temperatura delle celle frigorifere.

D: Conosciamo la classica banana gialla dalla forma allungata ma ne esistono anche altre varietà?

Serena: Quando si pensa a questo frutto viene subito in mente la sua tipica forma allungata dal colore giallo intenso: la Cavendish. In realtà ne esistono di tantissime altre varietà, più tozze, più morbide, dalla buccia di una tonalità diversa, fino ad arrivare addirittura a un particolare blu. Ma le Cavendish garantiscono un rendimento più alto e soprattutto tanta, tantissima resistenza ai cambiamenti nel meteo e ai lunghi viaggi. Il raccolto, e quindi il commercio e l’esportazione, durano tutto l’anno. E il volume del mercato è imponente. Solo in Italia ne arrivano circa 630mila tonnellate all’anno.
L’anno scorso la Fao ha lanciato un allarme: la diffusione di un fungo potrebbe compromettere l’85% della produzione mondiale di banane.
In settant’anni (ovvero nell’epoca dell’agricoltura industriale, nata negli anni Cinquanta), abbiamo perso in questo modo il 75% delle varietà vegetali che erano state domesticate e selezionate dai contadini nei precedenti diecimila anni.

D: Dette tutte queste cose cosa possiamo fare noi come consumatori per salvaguardarne la biodiversità ?

Serena: Riduciamo il consumo, prediligiamo frutta e verdura locali e di stagione e anche qui diamo la precedenza a quelle biologiche e certificate fairtrade.

D: Cosa ci puoi dire dal punto di vista nutrizionale?

Serena: La banana è sicuramente un frutto ricco di potassio, ma altri alimenti, soprattutto di origine vegetale, contengono quantità molto superiori di questo minerale.
Il potassio è un minerale fondamentale per il funzionamento dell’organismo ed è coinvolto, tra l’altro, nella regolazione del ritmo cardiaco e nella contrazione muscolare. Il potassio è contenuto in quasi tutti gli alimenti, in alta percentuale soprattutto nei cibi di origine vegetale. La frutta fresca è una fonte importante di potassio: l’avocado, con 450 milligrammi di potassio per 100 grammi di parte mangiabile (450 mg/100g parte edibile) e il kiwi (400 mg/100g p.e.) sono certamente i frutti con la maggiore concentrazione di potassio. Anche la frutta secca e ancor più la verdura e i legumi (fagioli 1445 mg/100g p.e., lenticchie 980 mg/100g p.e. e ceci 881 mg/100g p.e.) forniscono alla dieta considerevoli quantità di potassio.

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