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ORANFOOD - L’ACQUA

Quarta e ultima puntata della rubrica Oranfood dedicata all’acqua. Purtroppo il “brutto della diretta” ha condizionato l’ultima puntata della nostra rubrica per cui non ci è possibile avere il video ma di seguito il resoconto della puntata:

D: Ciao Serena, oggi pariamo di…?

Serena: Oggi parliamo di acqua. L’acqua è stata definita nel 2010 dalle Nazioni Unite un diritto umano inalienabile: “… l’accesso ad un’acqua potabile, pulita e di qualità, e ai servizi igienici di base rappresenta un diritto dell’uomo indispensabile per il pieno godimento del diritto alla vita.”
Ma attenzione…
L’acqua risulta essere la causa di oltre 50 conflitti armati attualmente presenti nel mondo.

D: Quando parliamo di acqua sappiamo di averne moltissima sul nostro pianeta ma tutta è utilizzabile?

Serena:Di tutta l’acqua presente sul pianeta, solo lo 0,003% è teoricamente utilizzabile e solo lo 0,001% circa è abbastanza accessibile, di buona qualità e con un costo accettabile da poter essere effettivamente utilizzato dall’uomo.

D: Qual’è il fabbisogno di acqua per l’uomo?

Serena: L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera 50l di acqua la quantità giornaliera minima di cui ogni individuo dovrebbe disporre. Il consumo medio giornaliero a persona negli USA è intorno ai 600 litri, in Italia sui 215, nei Paesi in via di sviluppo è di soli 10-15 litri. Il 12% della popolazione mondiale usa e spreca l’85% delle risorse globali d’acqua.
Novecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile; oltre 2 miliardi e mezzo sono costrette a vivere in condizioni igienico-sanitarie insufficienti e ogni anno più di un milione di bambini muore per malattie legate alla scarsità di acqua e servizi igienici.

D: È quindi un problema di disparità “pochi hanno tanto… e tanti hanno poco!”

Serena: Si, pensa a questa statistica: il messicano medio beve più di 700 bicchieri di Coca-Cola all’anno, quasi il doppio di quello che gli stessi statunitensi bevono. Circa 150 litri a persona, dati che fanno schizzare il Paese in alto alla classifica dei consumatori nel mondo, superando Cile, Panama, Argentina e molti altri. In termini economici, la tendenza è evidente in quanto le vendite globali di The Coca Cola Company rappresentano circa l’11% di quelle totali. L’iconica bevanda gassata è considerata una parte essenziale delle abitudini alimentari del popolo messicano e può essere trovata anche dove non c’è acqua potabile. Questo è il principale dei problemi.
A San Cristóbal de las Casas, nello stato meridionale del Chiapas, sorge l’impianto di imbottigliamento della Coca-Cola, noto per essere stato messo sotto accusa dal ‘New York Times’. Ecco il punto: all’impianto di cui parliamo è concesso di estrarre più di 300.000 litri d’acqua al giorno da fonti idriche locali; ovviamente, ciò che resta agli abitanti di San Cristóbal è insufficiente e limitato alle acque superficiali, una risorsa in diminuzione a causa dei cambiamenti climatici. I cittadini sono così costretti a comprare l’acqua da camion privati e l’alternativa, chiaramente, è quella di bere Coca Cola, molto più accessibile a tutti, sia in termini di prezzo che di logistica.

D: Sappiamo di avere moltissima acqua sul nostro pianeta ma tutta è utilizzabile?

Serena: La disponibilità d’acqua negli ultimi 60-70 anni è diminuita è sta diminuendo sempre più e non solo per gli effetti negativi del cambiamento climatico: è raddoppiato il volume d’acqua sottratta a fiumi e laghi per l’agrobusiness globale, per utilizzi industriali e domestici.
Quando si parla di consumo/spreco di acqua non basta prendere in considerazione quella consumata per irrigare, bere o lavarsi: serve prestare attenzione anche alla cosiddetta “acqua virtuale”, quella che si nasconde nei cibi che portiamo in tavola o nei vestiti che indossiamo ed è stata utilizzata nel corso dell’intero ciclo di vita del prodotto.

D: Come sempre la domanda sorge spontanea… Cosa possiamo fare noi?

Serena: Educarci all’utilizzo di questa risorsa potrebbe essere la scelta vincente che permetta di attuare scelte più consapevoli per garantire a tutti gli stessi diritti. Questo cambiamento può partire direttamente dalle nostre tavole: alla classica piramide alimentare della dieta mediterranea è stata affiancata la “piramide idrica” al fine di dare un impatto visivo immediato sul quantitativo di acqua virtuale utilizzata nell’intera catena produttiva degli alimenti. Ed ecco che salta subito all’occhio come cibi alleati della salute (frutta, verdura, cereali) siano anche quelli con l’impronta idrica minore a discapito di alimenti che sarebbero da consumare con minor frequenza come la carne, per la quale sono necessari più di 15mila litri per produrne un chilo.
Salute e sostenibilità vanno di pari passo… e noi?

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